About
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Adoro i gatti, la pasta fatta in casa, l’estate.
E il mio lavoro.
E pensare che ho scelto di frequentare l’Accademia di Belle Arti quasi per caso. All’epoca avevo poche idee sul mio futuro e anche parecchio confuse. Poi ho incontrato un libro su Bruno Munari e i suoi “libri illeggibili” e in quel preciso istante è stato tutto chiaro.
Io volevo lavorare con forme, colori, pagine, alfabeti, ogni giorno in un gioco combinatorio diverso. Io volevo fare la visual designer.
Ma forse anche la pianista… O la cuoca. Non si sa mai nella vita. Per sicurezza, ho comprato sia un pianoforte che una batteria di pentole super accessoriata.
Adoro i gatti, la pasta fatta in casa, l’estate.
E il mio lavoro.
E pensare che ho scelto di frequentare l’Accademia di Belle Arti quasi per caso. All’epoca avevo poche idee sul mio futuro e anche parecchio confuse. Poi ho incontrato un libro su Bruno Munari e i suoi “libri illeggibili” e in quel preciso istante è stato tutto chiaro.
Io volevo lavorare con forme, colori, pagine, alfabeti, ogni giorno in un gioco combinatorio diverso. Io volevo fare la visual designer.
Ma forse anche la pianista… O la cuoca. Non si sa mai nella vita. Per sicurezza, ho comprato sia un pianoforte che una batteria di pentole super accessoriata.
- online, + onlife
Mi piace instaurare un rapporto personale con ogni committente, mi piace conoscere la persona che ho di fronte, parlarci insieme, capire qual è la sua storia. È emozionante scoprire cosa c’è dietro a un’impresa, a un prodotto o a un servizio: percorsi fatti di successi, passione, capacità, scelte di vita, coincidenze, incontri, ma anche sfide, difficoltà.
Ecco, io cerco di leggere tra le righe tutto questo e restituirne l’essenza in un progetto di comunicazione visiva. Se c’è coerenza tra l’essenza di un’impresa e la sua immagine pubblica, allora il suo successo sarà potenzialmente maggiore e duraturo. Ogni progetto è unico ed è frutto della stretta collaborazione tra committente e designer.
Oggi la rete pullula di template preconfezionati, più o meno gratuiti, spesso anche ben fatti, ma tutti piuttosto simili e carenti in personalità, raramente in grado di esprimere lo spirito e le specificità di un’attività. Avere a disposizione miliardi di input sul web è sicuramente un bene, ma è anche un grande rischio di appiattimento.
Vivere un po’ più nella vita reale e un po’ meno on line; coltivare una sana curiosità per il mondo che ci circonda, alzare lo sguardo dal telefono per notare il manifesto dell’ultima fiera di paese, la vecchia insegna di una lavanderia, la borsa di una passante, annusare l’aria di fronte a una panetteria, ascoltare la musica di un artista di strada… È proprio lì, nelle pieghe della realtà, del presente, che possiamo trovare nutrimento per la nostra creatività e, in fondo, per noi stessi.
Piccoli momenti
di trascurabile felicità
Quando hai la fortuna di fare un lavoro che ami, quello non può essere altro che un’altra espressione di ciò che sei. Il mio lavoro sono io, con la mia valigia, la mia storia, nel bene e nel male.
La vita non mi ha lesinato dolorosi schiaffi dai quali a lungo ho temuto non sarei mai riuscita a riprendermi; questo mi spinge a coltivare la bellezza in ogni cosa, ad aggrapparmi ad essa in ogni momento, cercando di cogliere e assaporare quelli che lo scrittore Bini chiamerebbe “piccoli momenti di trascurabile felicità”.
Ecco alcuni dei miei, in ordine rigorosamente sparso: i vecchi dizionari illustrati, i pancakes la domenica mattina, il profumo delle cose appena stampate, visitare castelli e stazionare con fanciullesca curiosità di fronte all’immancabile “area chiusa al pubblico”, gli Eels, l’odore dei libri, le peonie, le case (e le cose) vecchie e le storie che ci possono raccontare, passare del tempo in un silenzio d'oro con le persone che amo, il turchese, viaggiare, Bach, le barchette di carta (ma anche quelle vere tutte colorare dei piccoli pescatori), cucinare con il mio compagno, le calde tonalità dei giardini in autunno, un bicchiere d’acqua sulla scrivania con due fiori dentro, la pizza margherita, accarezzare il gatto (e, lo ammetto, fargli anche qualche dispetto...), le fragole, salutare o ricevere un saluto da persone sconosciute, la marmellata di mirtilli, la cioccolataaaaaa, apparecchiare bene la tavola, l’odore della terra dopo la pioggia in primavera...
- online, + onlife
Mi piace instaurare un rapporto personale con ogni committente, mi piace conoscere la persona che ho di fronte, parlarci insieme, capire qual è la sua storia. È emozionante scoprire cosa c’è dietro a un’impresa, a un prodotto o a un servizio: percorsi fatti di successi, passione, capacità, scelte di vita, coincidenze, incontri, ma anche sfide, difficoltà.
Ecco, io cerco di leggere tra le righe tutto questo e restituirne l’essenza in un progetto di comunicazione visiva. Se c’è coerenza tra l’essenza di un’impresa e la sua immagine pubblica, allora il suo successo sarà potenzialmente maggiore e duraturo. Ogni progetto è unico ed è frutto della stretta collaborazione tra committente e designer.
Oggi la rete pullula di template preconfezionati, più o meno gratuiti, spesso anche ben fatti, ma tutti piuttosto simili e carenti in personalità, raramente in grado di esprimere lo spirito e le specificità di un’attività. Avere a disposizione miliardi di input sul web è sicuramente un bene, ma è anche un grande rischio di appiattimento.
Vivere un po’ più nella vita reale e un po’ meno on line; coltivare una sana curiosità per il mondo che ci circonda, alzare lo sguardo dal telefono per notare il manifesto dell’ultima fiera di paese, la vecchia insegna di una lavanderia, la borsa di una passante, annusare l’aria di fronte a una panetteria, ascoltare la musica di un artista di strada… È proprio lì, nelle pieghe della realtà, del presente, che possiamo trovare nutrimento per la nostra creatività e, in fondo, per noi stessi.
Piccoli momenti
di trascurabile felicità
Quando hai la fortuna di fare un lavoro che ami, quello non può essere altro che un’altra espressione di ciò che sei. Il mio lavoro sono io, con la mia valigia, la mia storia, nel bene e nel male.
La vita non mi ha lesinato dolorosi schiaffi dai quali a lungo ho temuto non sarei mai riuscita a riprendermi; questo mi spinge a coltivare la bellezza in ogni cosa, ad aggrapparmi ad essa in ogni momento della giornata, cercando di cogliere e assaporare quelli che lo scrittore Bini chiamerebbe “piccoli momenti di trascurabile felicità”.
Ecco alcuni dei miei, in ordine rigorosamente sparso: i vecchi dizionari illustrati, i pancakes la domenica mattina, il profumo delle cose appena stampate, visitare castelli e stazionare con fanciullesca curiosità di fronte all’immancabile “area chiusa al pubblico”, gli Eels, l’odore dei libri, le peonie, le case (e le cose) vecchie perché hanno una storia o ce la possiamo immaginare, passare del tempo in un silenzio d'oro con le persone che amo, il colore turchese, viaggiare, Bach, le barchette di carta (ma anche quelle vere tutte colorare dei piccoli pescatori), cucinare con il mio compagno, le calde tonalità dei giardini in autunno, un bicchiere d’acqua sulla scrivania con due margherite dentro, la pizza margherita, accarezzare il gatto (e, lo ammetto, fargli anche qualche dispetto...), le fragole, salutare o ricevere un saluto da persone sconosciute, la marmellata di mirtilli, la cioccolataaaaaa, apparecchiare bene la tavola, l’odore della terra dopo la pioggia in primavera...